Il giudice, nel valutare le conclusioni di un consulente tecnico, non può esimersi dal confrontarsi con le argomentazioni di carattere tecnico-scientifico da questi fornite, né può confutarle facendo ricorso a mere considerazioni di buon senso o a valutazioni non supportate da adeguato fondamento scientifico. Qualora si registrino difformi opinioni espresse dai diversi consulenti tecnici di parte, il giudice è tenuto a effettuare una valutazione ponderata che involga la stessa validità dei diversi metodi scientifici in campo, fornendo una razionale giustificazione dell'apprezzamento compiuto e delle ragioni per le quali ha ritenuto maggiormente affidabile una determinata scuola di pensiero rispetto ad un'altra. Inoltre, il giudice non può trascurare di valutare nel complesso degli elementi probatori disponibili anche le dichiarazioni testimoniali che, pur non avendo valore di prova diretta, assumono rilievo indiziario ai fini della ricostruzione del quadro clinico del paziente. Il mancato rispetto di tali principi integra vizi di motivazione della sentenza.