Il dipendente pubblico, inquadrato in una determinata area contrattuale, ha diritto ad essere adibito alle mansioni proprie di tale area, anche se non corrispondenti alla sua specifica professionalità, purché equivalenti sotto il profilo formale. Il mancato tempestivo riconoscimento della qualifica professionale posseduta dal dipendente non integra di per sé un demansionamento, né una condotta datoriale persecutoria o vessatoria, ove le mansioni effettivamente svolte risultino comunque conformi all'area di inquadramento. Il ritardo nella riammissione del dipendente presso la pubblica amministrazione, a seguito di un precedente trasferimento ad altro ente, non costituisce di per sé un comportamento illecito, ove tale riammissione avvenga nel rispetto della disciplina normativa e contrattuale applicabile. Pertanto, la mera allegazione di tali circostanze, in assenza della prova di un intento persecutorio specificamente rivolto al dipendente, non è sufficiente a configurare una fattispecie di mobbing o straining, con conseguente diritto al risarcimento del danno.