Il licenziamento intimato per cessazione dell'attività aziendale è illegittimo ove si verifichi una successiva cessione d'azienda rientrante nella previsione dell'art. 2112 c.c., secondo cui il trasferimento d'azienda non costituisce di per sé motivo di licenziamento. In tal caso, il lavoratore licenziato ha diritto a percepire un'indennità risarcitoria commisurata all'anzianità di servizio, alle dimensioni dell'impresa e alle condizioni delle parti, da corrispondersi da parte dei soci superstiti della società estinta nei limiti di quanto da essi riscosso in sede di liquidazione. L'onere di provare l'entità delle quote spartite tra i soci nel bilancio finale di liquidazione grava sul creditore, mentre il socio accomandante risponde dei debiti sociali solo entro i limiti della propria quota e di quanto effettivamente riscosso. Il danno non patrimoniale, quale danno-conseguenza, deve essere specificamente allegato e provato, non potendo mai considerarsi "in re ipsa".