Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23324 del 29 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:23324PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia è configurabile anche quando i minori, pur non essendo vittime dirette delle condotte violente e umilianti, ne siano spettatori passivi, a condizione che tali condotte siano abitualmente reiterate e idonee a incidere sull'equilibrio psicofisico dei minori, compromettendone il sereno sviluppo. L'aggravante speciale di cui all'art. 572, comma 2, c.p. trova applicazione quando i minori, anche di tenera età, siano in grado di comprendere il disvalore delle condotte paterne e subiscano turbamenti e ripercussioni sul piano psicologico e sul percorso di crescita, a prescindere dall'effettiva assistenza a tutti gli episodi di violenza. La finalità della norma è quella di tutelare l'incolumità psicofisica dei minori nell'ambiente familiare, che dovrebbe assicurare un armonioso sviluppo psichico, invece compromesso da condotte violente e umilianti e dal clima di sopraffazione instaurato dal maltrattante nei confronti di un componente della famiglia. Pertanto, il reato di maltrattamenti è configurabile anche quando i minori non siano vittime dirette dei maltrattamenti, ma ne siano vittime forzate, coinvolte indirettamente, come involontari spettatori delle liti tra i genitori che si svolgono all'interno delle mura domestiche (c.d. violenza assistita), sempre che sia stata accertata l'abitualità delle condotte e la loro idoneità a cagionare uno stato di sofferenza psicofisica nei minori spettatori passivi. La sussistenza dell'aggravante speciale non richiede la prova di effetti negativi concretamente accertati sullo sviluppo dei minori, essendo sufficiente che le condotte violente e umilianti siano idonee a incidere sull'equilibrio psicofisico dei minori, anche di tenera età, che ne siano spettatori, in quanto tali condotte sono di per sé lesive del loro diritto a crescere in un ambiente familiare sereno e privo di violenza. Inoltre, la configurabilità dell'aggravante non è esclusa dalla circostanza che la persona offesa abbia talvolta cercato di sottrarre i figli alle esplosioni aggressive del maltrattante, in quanto tale comportamento è espressione della consapevolezza della donna della necessità di proteggere i minori dalle condotte violente del compagno e non esclude l'abitualità e la reiterazione delle stesse.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. CRISCUOLO Anna - rel. Consigliere

Dott. GIORDANO Emilia A. - Consigliere

Dott. GALLUCCI Enrico - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/11/2022 della Corte d'appello di Napoli;
letti gli atti, il ricorso e la sentenza impugnata;
udita la relazione del consigliere Dott. Anna Criscuolo;
udite le richieste del Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Molino Pietro, che ha concluso per il rigetto del ricorso;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difensore di (O…

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