Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei propri poteri, prospetta al privato cittadino la denuncia di violazioni edilizie al fine di ottenere indebitamente denaro o altre utilità, commette il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p. e non il meno grave reato di istigazione alla corruzione di cui all'art. 322 c.p., comma 4. Ciò in quanto la condotta del pubblico ufficiale non si risolve in una mera sollecitazione, ma si concretizza in una vera e propria pressione esercitata attraverso l'abuso della propria qualità e dei propri poteri, con la prospettazione di una denuncia per reato edilizio al fine di ottenere indebitamente denaro o altre utilità. La configurabilità del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità, anziché di istigazione alla corruzione, è altresì giustificata dalla maggiore gravità della condotta del pubblico ufficiale, che non si limita a sollecitare il privato, ma esercita una vera e propria pressione su di lui, abusando della propria posizione e dei propri poteri.