La condotta fraudolenta, ai fini dell'integrazione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte di cui all'art. 11 del D.Lgs. n. 74/2000, deve essere connotata da elementi di artificio, inganno o menzogna tali da rappresentare ai terzi una riduzione del patrimonio non corrispondente al vero, mettendo così a repentaglio o rendendo più difficoltosa la procedura di riscossione coattiva, senza che rilevi la fondatezza della pretesa tributaria o l'effettiva verificazione dell'evento di inefficacia della riscossione, essendo sufficiente la mera idoneità della condotta a renderla inefficace anche solo parzialmente. La natura fraudolenta degli atti non può essere fatta coincidere con la loro mera idoneità a ridurre le garanzie del credito, dovendosi invece accertare la sussistenza di modalità tipizzate dalla norma, come l'utilizzo di artifici o raggiri idonei a creare una falsa rappresentazione della realtà patrimoniale del debitore. Inoltre, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle circostanze attenuanti generiche, senza essere tenuto a considerare tutti gli elementi favorevoli dedotti dall'imputato, essendo sufficiente che faccia riferimento a quelli ritenuti decisivi o comunque rilevanti. Infine, la mancata citazione del terzo interessato dal provvedimento di confisca, ai sensi dell'art. 104-bis disp. att. c.p.p., integra una mera irregolarità, non incidendo sulla validità del provvedimento ablativo, essendo il sistema di garanzie previsto dall'art. 178 c.p.p. riservato alle sole parti processuali.