Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La scriminante della legittima difesa richiede la sussistenza di un'aggressione ingiusta in atto e la necessità e proporzionalità della reazione difensiva. Essa non opera quando l'agente abbia volontariamente cagionato la situazione di pericolo che lo ha indotto a reagire. Inoltre, la reazione deve essere l'unica opzione possibile per scongiurare un grave pregiudizio per sé o per un prossimo congiunto, non essendo sufficiente che essa sia stata dettata da una situazione di forte tensione emotiva. La causa di non punibilità di cui all'art. 384 c.p. è una scusante soggettiva che opera quando la condotta, pur essendo antigiuridica, è stata realizzata per salvare sé o un congiunto da un grave e inevitabile nocumento alla libertà o all'onore, purché il pericolo non sia stato volontariamente causato dall'agente. Tale esimente non è applicabile quando il soggetto, pur essendo stato avvisato della facoltà di astenersi, abbia reso dichiarazioni false o reticenti, in quanto ciò rende la sua condotta non necessitata e quindi esigibile.