Il provvedimento amministrativo di rigetto di un'istanza di emersione del lavoro irregolare ai sensi dell'art. 103 del D.L. n. 34/2020 deve essere preceduto dal preavviso di rigetto di cui all'art. 10-bis della L. n. 241/1990, il quale costituisce una garanzia partecipativa essenziale per consentire all'interessato di interloquire e presentare osservazioni e documenti prima dell'adozione del provvedimento finale. Pertanto, qualora il provvedimento finale si fondi su motivi diversi da quelli contestati nel preavviso di rigetto, senza che l'amministrazione abbia previamente valutato le deduzioni e la documentazione prodotta dall'interessato, il provvedimento è illegittimo per violazione del principio del giusto procedimento e del diritto di difesa. In tali casi, l'art. 21-octies della L. n. 241/1990 non consente di sanare il vizio procedurale, in quanto l'amministrazione non può escludere con ragionevole certezza che il contenuto del provvedimento sarebbe stato diverso ove il contraddittorio fosse stato correttamente instaurato. Inoltre, nei procedimenti di emersione del lavoro irregolare, l'accertamento della presenza del lavoratore straniero sul territorio nazionale in data anteriore all'8 marzo 2020 costituisce un requisito essenziale che richiede una specifica attività istruttoria e valutativa da parte dell'amministrazione, non potendosi ritenere sufficiente il mero riferimento a documentazione risalente nel tempo senza il supporto di ulteriori elementi probatori più ravvicinati.