Cassazione penale Sez. I sentenza n. 21362 del 18 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:21362PEN

Massima

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Il giudice dell'esecuzione, nel valutare la richiesta di applicazione del reato continuato tra delitti associativi e altri reati definitivamente accertati, deve motivare in modo esaustivo e logico il proprio provvedimento, tenendo conto della già operata unificazione per continuazione tra i reati associativi e verificando se anche gli altri reati, pur essendo stati oggetto di autonoma condanna, siano riconducibili al medesimo disegno criminoso complessivo. Laddove risulti che i reati associativi siano stati posti in continuazione, il giudice non può escludere l'applicazione della continuazione agli altri reati senza adeguatamente motivare le ragioni per cui essi non possano ritenersi parte integrante del medesimo programma criminoso, anche in applicazione del principio di "proprietà transitiva" della continuazione. La motivazione del provvedimento deve essere immune da omissioni e profili di illogicità, al fine di consentire un effettivo controllo sulla correttezza del giudizio espresso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BONI Monica - Presidente

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. LIUNI Teresa - rel. Consigliere

Dott. ALIFFI Francesco - Consigliere

Dott. RUSSO Carmine - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 07/03/2022 della CORTE APPELLO di NAPOLI;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa LIUNI TERESA;
lette le conclusioni del Procuratore Generale, Dott. BIRRITTERI LUIGI, il quale ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'impugnata ordinanza.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 7/3/2022, depositata il 30/3/2022, la Corte di appello di Napoli, in funzione di giudice dell'esecuzione, (per la parte che qui interessa) rigettava…

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