Il regolamento condominiale di natura contrattuale può validamente modificare i criteri di riparto delle spese condominiali previsti dalla legge, purché tale modifica non comporti una illegittima alterazione dei criteri generali di ripartizione, ma si limiti a disciplinare in concreto la ripartizione delle spese relative alla gestione delle parti e dei servizi comuni. Pertanto, la delibera assembleare che si limiti ad approvare il consuntivo delle spese di esercizio e il relativo piano di riparto, senza modificare i criteri generali di ripartizione previsti dal regolamento contrattuale, è meramente annullabile e non affetta da nullità, con la conseguenza che l'impugnazione di tale delibera deve essere proposta nel termine di decadenza di cui all'art. 1137, comma 2, c.c. Viceversa, sono nulle le deliberazioni assembleari che, a maggioranza, stabiliscano o modifichino i criteri generali di ripartizione delle spese previsti dalla legge o dalla convenzione, da valere per il futuro, trattandosi di materia che esula dalle attribuzioni dell'assemblea previste dall'art. 1135, nn. 2) e 3), c.c. e che è sottratta al metodo maggioritario. Inoltre, il Condominio, in persona dell'amministratore, non è legittimato a proporre l'azione giudiziale per la declaratoria di nullità o inefficacia della clausola del regolamento condominiale relativa alla ripartizione delle spese, trattandosi di un contratto plurilaterale avente scopo comune, la cui impugnativa spetta ai singoli condomini in situazione di litisconsorzio necessario.