Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 21036 del 29 maggio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:21036PEN

Massima

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Il nesso causale tra la condotta lesiva dell'imputato e l'evento morte della vittima non è interrotto dalla negligenza o imperizia dei medici, anche se di elevata gravità, in quanto l'intervento sanitario costituisce un fatto tipico e prevedibile, anche nei potenziali errori di cura, e l'interruzione del nesso causale è configurabile solo quando la causa sopravvenuta innesca un rischio nuovo e incommensurabile, del tutto incongruo rispetto al rischio originario attivato dalla prima condotta. Pertanto, il decesso della vittima, avvenuto a seguito di uno shock cardiogeno insorto durante l'intervento chirurgico, è riconducibile causalmente all'incidente stradale provocato dall'imputato, non potendosi delineare nella condotta dei medici l'innesco di un rischio del tutto nuovo, avulso e indipendente rispetto alle lesioni riportate dalla vittima a seguito dell'investimento, in quanto lo shock cardiogeno costituisce una possibile complicanza dell'intervento chirurgico, pur se non prevedibile con certezza. Inoltre, la mancata adozione di una diversa condotta da parte dei sanitari, che avrebbe potuto evitare l'epilogo nefasto, non rileva ai fini dell'interruzione del nesso causale, in quanto non ha determinato l'insorgere di un rischio atipico, anomalo ed eccezionale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CIAMPI ((omissis)) - Presidente

Dott. CAPPELLO Gabriella - Consigliere

Dott. MICCICHE' Loredana - Consigliere-Rel.

Dott. MARI Attilio - Consigliere

Dott. DAWAN Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ma.Ca. nato a T il (Omissis)
avverso la sentenza del 24 marzo 2023 della Corte Appello di Perugia;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Micciché Loredana;
udito il Pubblico Ministero, in persona del ((omissis)) che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di Appello di Perugia, con sentenza del 24 marzo 2023,
confermava la sentenza del Tribunale di Terni che aveva condannato Ma.Ca. alla pena di anni uno e mesi quattro di re…

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