Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21656 del 19 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:21656PEN

Massima

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Il liquidatore di una società fallita, nell'esercizio delle sue funzioni, può procedere all'autoliquidazione del proprio compenso, purché tale compenso sia congruo e proporzionato all'attività svolta. Tuttavia, qualora il liquidatore distragga somme di pertinenza della società, imputandole indebitamente a titolo di compenso o di rimborso spese, tale condotta integra il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, in quanto sottrae risorse patrimoniali destinate alla soddisfazione dei creditori. Pertanto, per accertare la sussistenza di tale reato, il giudice deve verificare la congruità del compenso liquidato dal liquidatore rispetto all'effettivo svolgimento dell'incarico, al fine di distinguere la legittima autoliquidazione dalla distrazione di beni sociali. Solo in quest'ultimo caso, infatti, la condotta del liquidatore può essere qualificata come bancarotta fraudolenta patrimoniale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - rel. Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

Dott. CARUSILLO Elena - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/03/2022 della CORTE APPELLO di BOLOGNA visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere IRENE SCORDAMAGLIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore LUCIA ODELLO che ha concluso chiedendo;
udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Bologna, con la sentenza impugnata, in parziale riforma della sentenza in primo grado pronunciata nei confron…

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