Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22643 del 24 maggio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:22643PEN

Massima

Generata da Simpliciter
Il falso in atto pubblico commesso dal privato che simuli l'esistenza di un atto pubblico, come il modello F24 attestante l'avvenuto pagamento di tributi, integra il reato di cui agli articoli 476 e 482 c.p., anche quando il soggetto agente non sia titolare di alcuna autorizzazione alla riscossione, in quanto la ricevuta rilasciata ha funzione probatoria dell'avvenuto pagamento analogamente a quella che avrebbe la ricevuta rilasciata direttamente dall'ente impositore. Tale condotta di falsificazione concorre materialmente con il reato di truffa, in quanto la falsificazione costituisce artificio per commettere la truffa, senza che si ponga un problema di assorbimento, essendo necessario che la legge preveda un reato come elemento costitutivo o circostanza aggravante di un altro perché si configuri la fattispecie del reato complesso. Il silenzio maliziosamente serbato dal soggetto circa il venir meno della sua abilitazione a ricevere i pagamenti, unitamente al mantenimento del cartello pubblicitario che reclamizzava tale servizio, integrano condotte decettive idonee ad influire sul processo volitivo delle persone offese, determinandole ad affidare il denaro all'agente, e configurano pertanto gli estremi del reato di truffa, non già di appropriazione indebita. La circostanza aggravante di cui all'art. 61 n. 11 c.p. è configurabile quando l'autore del fatto abbia abusato di un rapporto di prestazione d'opera che implicava un obbligo di facere e che instaurava tra le parti un rapporto di fiducia, come nel caso in cui il soggetto, pur non essendo più abilitato a ricevere i pagamenti, li abbia comunque trattenuti per sé, tradendo la fiducia riposta in lui dai clienti. La motivazione sulla quantificazione della pena, anche per i reati satellite, è adeguatamente giustificata laddove faccia riferimento alle connotazioni fattuali e personali della vicenda, senza che sia necessaria una motivazione rafforzata quando la pena irrogata non si discosti significativamente dal minimo edittale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAPUTO Angelo - Presidente

Dott. BORRELLI Paola - rel. Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

Dott. SGUBBI Vincenzo - Consigliere

Dott. GIORDANO Rosaria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/04/2022 della CORTE APPELLO di LECCE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. PAOLA BORRELLI;
udite le conclusioni del Procuratore generale Dr. LORI PERLA, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso;
udite le conclusioni dell'Avv. (OMISSIS), in sostituzione degli Avvocati (OMISSIS) e (OMISSIS), per le parti civili, che ha depositato conclusioni scritte e nota sp…

Questo contenuto è riservato agli utenti registrati
Ricerca rapida tra milioni di sentenze
Trova facilmente ciò che stai cercando in pochi istanti. La nostra vasta banca dati è costantemente aggiornata e ti consente di effettuare ricerche veloci e precise.
Trova il riferimento esatto della sentenza
Addio a filtri di ricerca complicati e interfacce difficili da navigare. Utilizza una singola barra di ricerca per trovare precisamente ciò che ti serve all'interno delle sentenze.
Prova il potente motore semantico
La ricerca semantica tiene conto del significato implicito delle parole, del contesto e delle relazioni tra i concetti per fornire risultati più accurati e pertinenti.

Un nuovo modo di esercitare la professione

Offriamo agli avvocati gli strumenti più efficienti e a costi contenuti.