Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25037 del 9 giugno 2023

ECLI:IT:CASS:2023:25037PEN

Massima

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Il reato di diffamazione commesso attraverso pubblicazioni su social network può essere provato in assenza di specifici accertamenti tecnici sui dati informatici, sulla base di un complesso di elementi indiziari convergenti, quali il movente, il tenore delle espressioni offensive, il rapporto tra le parti, la provenienza del post dalla bacheca virtuale dell'imputato e l'assenza di denuncia di furto di identità. La richiesta di rinvio del dibattimento formulata dalla parte civile, se accolta con l'esplicita adesione della difesa dell'imputato, comporta la sospensione del corso della prescrizione per l'intero periodo di slittamento dell'udienza, anche in assenza di un formale provvedimento di sospensione da parte del giudice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE MARZO Giuseppe - Presidente

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

Dott. MAURO Anna - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 15/12/2021 della CORTE APPELLO SEZ.DIST. di SASSARI visti gli atti;
il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MATILDE BRANCACCIO;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale PERLA LORI
che ha chiesto l'annullamento senza rinvio agli effetti penali e con rinvio agli effetti civili.
RITENUTO IN FATTO
1. Si impugna con ricorso per cassazione la sentenza della Corte d'Appello d…

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