Il reato di associazione a delinquere finalizzata all'organizzazione di corse clandestine di cavalli mediante il maltrattamento degli animali si configura quando vi sia un vincolo associativo stabile tra i partecipanti, caratterizzato da un programma criminoso volto alla realizzazione di una serie indeterminata di reati, con una struttura organizzativa dotata di regole comuni, suddivisione di ruoli e figure verticistiche, anche in assenza dell'effettiva commissione dei singoli reati-fine. La condotta di partecipazione all'associazione è a forma libera e può essere integrata da qualsiasi comportamento causalmente rilevante per la vita del sodalizio, senza che sia necessaria la commissione dei reati-scopo. Ai fini della configurabilità del reato di maltrattamento di animali nell'ambito di competizioni clandestine, è sufficiente che le modalità di svolgimento delle gare, su terreni non idonei e con l'utilizzo di sostanze dopanti, abbiano cagionato sofferenze non sopportabili agli animali, a prescindere dalla possibilità di accertare l'epoca della somministrazione dei farmaci. L'organizzatore di tali competizioni, consapevole delle condizioni di pericolo e di sofferenza per gli animali, risponde dei relativi reati-fine, anche se materialmente commessi da altri partecipi.