Il reato fallimentare, in ragione della sua natura lesiva dell'ordine economico e della fiducia pubblica, legittima l'applicazione di pene accessorie che precludono al condannato l'esercizio dell'attività di impresa, anche con riferimento alle piccole e medie imprese, al fine di prevenire il pericolo di recidiva specifica. Tali limitazioni, pur comprimendo diritti costituzionalmente garantiti, quali la libertà di iniziativa economica e il diritto al lavoro, risultano proporzionate e ragionevoli in considerazione dell'esigenza di tutela della collettività dal rischio di reiterazione di condotte fraudolente nell'ambito dell'attività imprenditoriale. La determinazione della durata delle pene accessorie, rimessa alla discrezionalità del giudice, deve essere adeguatamente motivata sulla base di una valutazione complessiva delle circostanze del caso concreto, senza che il mero riferimento a elementi favorevoli, quali l'incensuratezza o il corretto comportamento processuale dell'imputato, possa comportare un automatico ridimensionamento della sanzione, dovendo il giudice operare un bilanciamento tra le esigenze di prevenzione speciale e le peculiarità del fatto e della personalità del reo.