Il concorso nel reato di traffico di stupefacenti si configura quando l'agente, pur non partecipando direttamente all'attività illecita, offre un consapevole apporto, morale o materiale, che agevoli o rafforzi il proposito criminoso del concorrente, come nel caso di una persona che, pur non prendendo parte ai singoli episodi di spaccio, abbia comunque agevolato l'attività di traffico del proprio coniuge, mettendosi a disposizione per l'organizzazione dei viaggi all'estero finalizzati all'approvvigionamento della droga, mantenendo contatti telefonici con il coniuge durante tali spostamenti e manifestando la volontà di sostituirsi a lui nella gestione diretta del traffico illecito dopo il suo arresto. In tali ipotesi, la mera conoscenza dell'attività illecita posta in essere dal concorrente non è sufficiente a integrare la fattispecie della connivenza non punibile, essendo invece necessario un contributo consapevole e volontario, anche se non necessariamente di natura materiale, che si inserisca nel contesto dell'attività criminosa e ne agevoli o rafforzi l'esecuzione. Ai fini dell'adozione di una misura cautelare personale, inoltre, è sufficiente la sussistenza di elementi probatori idonei a fondare un giudizio di qualificata probabilità sulla responsabilità dell'indagato, senza che sia necessario il rispetto dei più stringenti criteri richiesti per il giudizio di merito, come la precisione e la concordanza degli indizi. Infine, il pericolo di inquinamento probatorio può essere ravvisato anche nella distruzione di dati di telefonia mobile e nella contiguità dell'indagato con i luoghi e le persone del traffico illecito, a prescindere dalla mancata collaborazione con le autorità investigative.