Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è che il rilascio dell'autorizzazione per lo svolgimento dell'attività di vigilanza privata, ai sensi dell'art. 134 del R.D. n. 773/1931 (T.U.L.P.S.), deve avvenire all'esito di un'adeguata istruttoria, che valuti in modo puntuale e coerente gli elementi fattuali addotti dall'Amministrazione a sostegno di un eventuale diniego, senza che possano essere rilevanti meri indizi o sospetti di interposizione fittizia di persona. L'Amministrazione, pur disponendo di ampia discrezionalità nella valutazione dei requisiti prescritti, è tenuta a motivare adeguatamente il provvedimento di diniego, il quale non può fondarsi su risultanze istruttorie contraddittorie o incomplete, dovendo altresì procedere al riesame della domanda quando espressamente ordinato dal giudice amministrativo. Il rilascio dell'autorizzazione, anche con riserva dell'esito del giudizio, non preclude la possibilità di una successiva revoca o decadenza del titolo, qualora emergano in seguito elementi ostativi, purché debitamente accertati e motivati.