Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6915 del 17 febbraio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:6915PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) può essere integrato anche da condotte di diffamazione e minaccia reiterate, che cagionino nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o paura, alterandone le abitudini di vita e sottoponendola a un costante turbamento psicologico. La riqualificazione di tali condotte in atti persecutori, operata direttamente in sentenza senza preventiva interlocuzione con l'imputato, non viola il principio di correlazione tra accusa e sentenza, né il diritto di difesa, in quanto l'imputato ha comunque la possibilità di contestare la decisione in sede di impugnazione. Ciò in quanto le condotte contestate, seppur diversamente qualificate, risultano riconducibili al medesimo fatto storico, senza che si configuri una trasformazione radicale della fattispecie concreta tale da ingenerare incertezza sull'oggetto dell'imputazione e pregiudicare il diritto di difesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PISTORELLI Luca - Presidente

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - rel. Consigliere

Dott. CUOCO Michele - Consigliere

Dott. BIFULCO Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS)
avverso la sentenza del 02/12/2021 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. FRANCESCO CANANZI;
lette la requisitoria e le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto
Procuratore generale Dr. DI LEO GIOVANNI, che ha concluso chiedendo dichiararsi inammissibile il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Milano, con la sentenza emessa il 2 …

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