La messa alla prova per adulti è un istituto di natura ibrida, processuale e sostanziale, che persegue finalità specialpreventive e generalpreventive attraverso un programma di trattamento personalizzato, elaborato d'intesa con l'ufficio di esecuzione penale esterna e sottoposto al vaglio del giudice. La concessione della messa alla prova è subordinata alla prestazione di un lavoro di pubblica utilità, che costituisce la componente afflittiva del trattamento, la cui durata deve essere determinata dal giudice sulla base dei parametri di cui all'art. 133 c.p., tenendo conto della gravità del reato, dell'intensità del dolo o del grado della colpa, nonché delle esigenze di risocializzazione dell'imputato. Qualora il programma di trattamento non preveda la durata della sospensione, il giudice deve motivare tale determinazione in modo più pregnante, giustificando adeguatamente lo scostamento dalla durata minima di dieci giorni prevista dalla legge. La motivazione può ritenersi soddisfatta attraverso il richiamo alla congruità del programma, elaborato d'intesa con l'imputato, ovvero mediante l'esplicita valutazione dei criteri di cui all'art. 133 c.p., in relazione alle peculiarità del caso concreto.