Il creditore che abbia ottenuto un titolo esecutivo nei confronti del condominio, rappresentato dall'amministratore, può procedere all'esecuzione individualmente nei confronti dei singoli condomini per la quota di rispettiva competenza, in quanto l'obbligazione contrattuale assunta nell'interesse del condominio è parziaria e non solidale. Ciò in quanto, pur essendo il contratto stipulato dall'amministratore in nome e nell'interesse dei condomini rappresentati, la responsabilità per il relativo corrispettivo è regolata dal criterio della parziarietà di cui all'art. 1123 c.c., non essendo la solidarietà contemplata da alcuna disposizione di legge in materia condominiale. Pertanto, il creditore può indifferentemente chiamare in giudizio i singoli condomini morosi o il condominio, ottenendo in entrambi i casi un titolo esecutivo da porre in esecuzione nei confronti dei singoli condomini per la quota di rispettiva competenza, operando la parziarietà come regola di imputazione interna del debito. Ciò anche in applicazione del novellato art. 63, comma 2, disp. att. c.c., che sancisce l'obbligo per l'amministratore di indicare al terzo i condomini morosi ai fini dell'esecuzione forzata, senza precludere l'azione diretta nei confronti del condominio. Inoltre, il creditore che abbia ottenuto un titolo esecutivo nei confronti del condominio non è tenuto a provare nuovamente l'esistenza e la misura del proprio credito, essendo sufficiente l'allegazione di tale titolo, salvo che il debitore condomino non dimostri l'esistenza di fatti estintivi, impeditivi o modificativi della pretesa creditoria. Infine, l'accettazione tacita dell'opera da parte del committente condominio, anche per facta concludentia, comporta l'inversione dell'onere della prova, gravando sul condominio la dimostrazione dell'esistenza di vizi o difformità dell'opera.