Il giudice, nell'accertare la responsabilità concorrente dei conducenti coinvolti in un sinistro stradale, applica il principio di presunzione di pari responsabilità ex art. 2054 c.c., comma 2, che opera in via sussidiaria qualora non sia possibile individuare in concreto il grado di colpa di ciascuno. Tuttavia, tale presunzione può essere superata qualora emerga che la condotta gravemente colposa di uno dei conducenti, come la guida in stato di ebbrezza e l'abbandono del controllo del veicolo, sia stata causa esclusiva o prevalente dell'evento dannoso. In tal caso, l'altro conducente, pur non avendo rispettato l'obbligo di circolare in prossimità del margine destro della carreggiata ex art. 143 c.d.s., non ha fornito la prova liberatoria richiesta dalla norma, non avendo dimostrato di aver adottato tutte le cautele necessarie per evitare il sinistro. Il giudice, pertanto, liquida il danno non patrimoniale, comprensivo del danno biologico e del danno morale, secondo i parametri tabellari previsti dall'art. 139 d.lgs. 209/2005, con possibilità di incremento fino a un quinto per le condizioni soggettive del danneggiato, nonché il danno patrimoniale, tenendo conto del concorso di colpa accertato.