Il custode dell'alveo di un corso d'acqua pubblico, sia esso la Regione, il Comune o altro ente pubblico, risponde ai sensi dell'art. 2051 c.c. dei danni cagionati a terzi per la mancata manutenzione e vigilanza sull'alveo, qualora non provi il caso fortuito, inteso come evento imprevedibile ed eccezionale. La responsabilità del custode permane anche in presenza di opere abusive insistenti sull'area demaniale, in quanto grava su di esso l'obbligo di verificare l'incidenza di tali opere sul regolare deflusso delle acque, nonché di rimuovere i rifiuti presenti lungo le sponde, che possono concorrere all'esondazione. La responsabilità dei diversi enti pubblici coinvolti è solidale, in assenza di prova sulla ripartizione percentuale delle singole colpe, ai sensi dell'art. 2055 c.c. Il privato può chiedere al giudice ordinario la condanna dell'ente pubblico custode all'esecuzione di interventi di manutenzione e ripristino dell'alveo, in quanto tale attività non investe scelte ed atti autoritativi, ma attiene al principio del "neminem laedere".