Il giudice di prevenzione, nell'ambito del procedimento di confisca di beni ai sensi del Decreto Legislativo n. 159 del 2011, può autonomamente ricostruire gli episodi storici posti a fondamento del giudizio di pericolosità sociale, senza essere vincolato dall'esito di eventuali procedimenti penali correlati. Pertanto, il provvedimento di confisca può essere legittimamente adottato anche in assenza di una sentenza penale di condanna, purché sia adeguatamente motivato sulla base di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, idonei a dimostrare il carattere mafioso dell'attività illecita e la pericolosità sociale dei soggetti proposti. In particolare, il giudice può ritenere integrato il concorso nell'estorsione aggravata dal metodo mafioso anche nei confronti di coloro che, pur intervenendo nella fase finale della complessa vicenda estorsiva, abbiano fornito un contributo necessario al compimento dell'attività delittuosa, consentendo la formalizzazione dell'acquisto della proprietà di un immobile da decenni abusivamente occupato, in esecuzione di una condotta intimidatoria posta in essere da soggetti contigui alla criminalità organizzata. Inoltre, l'acquisto a titolo gratuito di diritti reali su un bene confiscato, derivante da un precedente esercizio della violenza nel conseguimento del possesso, non può essere considerato immune dai vizi che hanno inficiato l'originaria acquisizione, legittimando pertanto l'ablazione dell'intero compendio patrimoniale.