Il rimedio preventivo dell'istanza di prelievo di cui all'art. 71, comma 2, del Codice del processo amministrativo, introdotto dalla legge n. 208 del 2015, costituisce uno strumento effettivo e funzionale al raggiungimento dello scopo di una più rapida definizione del giudizio amministrativo, in quanto può portare alla decisione celere del ricorso in camera di consiglio con sentenza in forma semplificata, ai sensi dell'art. 71-bis del medesimo Codice. Tale rimedio, diversamente da quanto previsto in precedenza, non ha una finalità meramente sollecitatoria, ma rappresenta un "modello procedimentale alternativo" volto ad accelerare il corso del processo, prima che il termine di durata massima sia maturato. L'attribuzione al giudice della scelta sul modello procedimentale alternativo garantisce il giusto equilibrio tra la necessità di assicurare alla parte un rimedio effettivo, nei termini indicati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, e l'esigenza di salvaguardare il rispetto delle garanzie previste nel processo amministrativo, contemperando le esigenze di sollecita trattazione con il pieno dispiegarsi dell'attività difensiva, alla luce della complessità della vicenda controversa. Pertanto, la subordinazione dell'ammissibilità della domanda di equo indennizzo per durata non ragionevole del processo amministrativo alla presentazione dell'istanza di prelievo, quale rimedio preventivo, non contrasta con i principi costituzionali e convenzionali richiamati.