Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: In tema di associazione di tipo mafioso, la prova della partecipazione può essere desunta da comportamenti concludenti quali l'essere posto a conoscenza dell'organigramma e della struttura organizzativa delle cosche, dell'identità dei loro capi e gregari, dei luoghi di riunione e degli argomenti trattati, nonché l'essere stato ammesso a partecipare ad incontri deputati all'inserimento di nuovi sodali. Analogamente, la qualifica di partecipe compete a chi si presti a raccogliere informazioni necessarie per attuare ritorsioni contro esponenti di sodalizi avversari o per stringere alleanze con altre cosche, ovvero svolga attività di paciere per la composizione di contrasti interni al sodalizio. Il vincolo associativo tra il singolo e l'organizzazione mafiosa si instaura nella prospettiva di una futura permanenza in essa a tempo indeterminato e si protrae sino allo scioglimento della consorteria, potendo essere significativo della cessazione del carattere permanente del reato soltanto l'avvenuto recesso volontario, accertato caso per caso in virtù di condotta esplicita, coerente e univoca. Inoltre, la pregressa condanna per il delitto di associazione mafiosa può rilevare quale elemento significativo di un più ampio compendio probatorio, da valutarsi unitamente ad altri elementi dimostrativi della permanenza all'interno della associazione criminale. Infine, ai fini della configurabilità dell'aggravante della disponibilità di armi da parte dell'associazione mafiosa, rileva la consapevolezza del singolo partecipe circa tale disponibilità, a prescindere dal suo diretto coinvolgimento nell'utilizzo delle stesse.