Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il reato di bancarotta fraudolenta, sia patrimoniale che documentale, si perfeziona con la pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento, la quale costituisce elemento costitutivo del reato e non mera condizione obiettiva di punibilità. Pertanto, le condotte distrattive o dissipative del patrimonio sociale, poste in essere prima della dichiarazione di fallimento, integrano il reato di bancarotta fraudolenta, a prescindere dall'effettiva declaratoria di fallimento. Tuttavia, il momento consumativo del reato di bancarotta coincide con la data della sentenza dichiarativa di fallimento, divenuta definitiva, e non con quella di una precedente pronuncia poi revocata. Inoltre, la confisca per equivalente dei beni, quale misura di carattere sanzionatorio, non può essere disposta in caso di estinzione del reato per prescrizione, salvo che la legge non preveda espressamente tale possibilità. Infine, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella commisurazione della pena, purché la motivazione sia logica e non contraddittoria, mentre il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, in assenza di impugnazione della pubblica accusa, non può essere negato in sede di appello senza incorrere in una indebita reformatio in peius.