Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nell'ambito della cooperazione giudiziaria penale tra Stati membri dell'Unione Europea, vige la presunzione di legittimità dell'attività di acquisizione probatoria svolta dalle autorità dello Stato richiesto, con il solo limite del rispetto delle norme inderogabili e dei principi fondamentali dell'ordinamento dello Stato richiedente. Spetta a chi eccepisce l'incompatibilità delle modalità di acquisizione con il proprio diritto interno l'onere di dimostrarlo, non essendo consentito all'autorità richiedente un vaglio sulla legittimità delle modalità esecutive dell'atto compiuto all'estero, salvo che non sia stata indicata una specifica modalità nella richiesta. Inoltre, l'utilizzazione degli atti trasmessi mediante rogatoria attiva non è condizionata ad un accertamento da parte del giudice italiano concernente la regolarità delle modalità di acquisizione esperite dall'autorità straniera, in quanto vige la presunzione di legittimità dell'attività svolta e spetta all'autorità straniera la verifica della correttezza della procedura e l'eventuale risoluzione di ogni questione relativa alle irregolarità lamentate nella fase delle indagini preliminari. Infine, l'acquisizione di dati informatici conservati all'estero, anche diversi da quelli disponibili al pubblico, è sempre consentita previo consenso del legittimo titolare, ai sensi dell'art. 234-bis c.p.p., senza che sia necessaria l'attivazione di procedure di cooperazione giudiziaria internazionale.