La sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, convertito nella l. n. 203 del 1991, che prevede l'aumento di pena per il reato commesso al fine di agevolare l'attività di un'associazione di tipo mafioso, postula necessariamente l'esistenza effettiva di una associazione avente i caratteri di cui all'art. 416-bis c.p., la cui dimostrazione incombe sul giudice. Tale aggravante, essendo di natura soggettiva, non si comunica automaticamente ai concorrenti nel reato ai sensi dell'art. 118 c.p., ma richiede l'accertamento della consapevolezza o della colpevole ignoranza di ciascun imputato in ordine alla finalità di agevolazione dell'associazione mafiosa. Pertanto, il giudice è tenuto a motivare in modo specifico e puntuale la sussistenza di tale aggravante nei confronti di ciascun imputato, sulla base di idonei elementi indiziari o sintomatici che dimostrino la cosciente e univoca finalizzazione della condotta all'agevolazione del sodalizio criminale, senza poter presumere tale consapevolezza in capo a soggetti estranei all'associazione mafiosa sulla base di meri collegamenti fattuali con i membri del sodalizio.