Il legislatore, nell'ambito della competenza esclusiva statale in materia di "profilassi internazionale", è legittimato a introdurre, attraverso la decretazione d'urgenza e la successiva adozione di atti amministrativi di attuazione, misure temporanee e proporzionali di limitazione di talune libertà individuali, ivi compresa la libertà di circolazione e soggiorno, al fine di fronteggiare una emergenza sanitaria di portata mondiale, come quella determinata dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 e dalla conseguente malattia COVID-19, la quale, in ragione della sua rapidità e imprevedibilità di espansione, può compromettere non solo la salute dei singoli individui, ma anche determinare un pericolo per l'incolumità pubblica a causa del rischio di "sovraccarico" del sistema ospedaliero. Tali misure, adottate nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio effettivamente presente, trovano il loro fondamento costituzionale nell'articolo 32, secondo comma, Cost., nonché nell'articolo 16, primo comma, Cost., che ammette limitazioni alla libertà di circolazione e soggiorno per motivi di sanità o di sicurezza, purché stabilite dalla legge in via generale. L'adozione di tali misure, in un contesto caratterizzato dall'estrema incertezza della situazione generatasi dalla pandemia, non può dar luogo a responsabilità risarcitoria in capo all'amministrazione, in assenza di colpa.