Cassazione penale Sez. V sentenza n. 8537 del 25 febbraio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:8537PEN

Massima

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Il falso ideologico commesso in atti pubblici, anche se finalizzato all'ottenimento di prestazioni sociali agevolate o all'iscrizione in liste ufficiali, integra il reato previsto dall'art. 76, comma 3, del D.P.R. n. 445/2000 in relazione all'art. 483 c.p., a prescindere dalla prova della volontà cosciente e consapevole di agire contro il dovere giuridico di dichiarare il vero. Infatti, la mera attestazione non veritiera in atti pubblici, in sé incontroversa, è sufficiente a configurare il reato di falso ideologico, senza che sia necessaria la verifica in contraddittorio della situazione sostanziale sottostante, essendo il reato di pericolo connesso alla condotta di falso. Pertanto, il giudice non può dichiarare il non luogo a procedere per assenza di prova della volontà cosciente e consapevole, dovendo invece procedere al giudizio di merito sulla base della condotta di falso in sé accertata, salvo che non emerga una causa di non punibilità oggettivamente insuperabile.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. CARROZZA Arturo - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SANDRELLI Gian Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di BOLOGNA;

nei confronti di:

1) SA. SU. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 14/12/2007 GIP TRIBUNALE di RIMINI;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROTELLA MARIO;

lette le conclusioni del P.G. di annullamento s. r..

RITENUTO IN FATTO E DIRITTO

1 - Il Procuratore Generale di Bologna ricorre contro sentenza del GIP Rimini ch…

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