Cassazione penale Sez. V sentenza n. 35568 del 26 agosto 2016

ECLI:IT:CASS:2016:35568PEN

Massima

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La circostanza aggravante di cui all'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, convertito in l. n. 203 del 1991, può trovare applicazione anche nei confronti di chi, pur senza essere organicamente inserito in un'associazione di tipo mafioso, offra un consapevole e univoco contributo al perseguimento dei suoi fini, agevolando l'operatività di un esponente di spicco della consorteria criminale. Tuttavia, ai fini della sussistenza del pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato, quale presupposto per l'applicazione di una misura cautelare personale, non è sufficiente il mero carattere isolato e risalente della condotta pregressa, dovendosi altresì valutare la personalità dell'indagato, la sua incensuratezza e il contesto familiare in cui si è inserita la condotta agevolatrice, al fine di escludere l'attualità del pericolo di commissione di ulteriori reati della stessa specie.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giusep - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 22 febbraio 2016 del TRIB. LIBERTA' di REGGIO CALABRIA;
senta la relazione svolta dal Consigliere Dott. DE MARZO GIUSEPPE;
sentite le conclusioni del PG Dott. MARINELLI FELICETTA, che ha concluso per il rigetto;
udito il difensore Avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 22 febbraio 2016 il Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta di riesame proposta ne…

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