Il ricorso per cassazione avverso la sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (c.d. "patteggiamento") è inammissibile, salvo i casi di violazione di legge tassativamente indicati dall'art. 448, comma 2-bis, c.p.p., non essendo consentito dedurre il vizio di motivazione in ordine all'insussistenza di cause di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Tale limitazione dell'impugnabilità della pronuncia di patteggiamento risponde all'esigenza di assicurare la certezza e la stabilità del giudicato, in coerenza con la natura premiale e negoziale di tale istituto, che comporta la rinuncia dell'imputato a contestare la fondatezza dell'accusa in cambio dell'applicazione di una pena concordata. Pertanto, il ricorso per cassazione proposto direttamente dall'imputato, in violazione del disposto dell'art. 613, comma 1, c.p.p., come modificato dalla L. n. 103 del 2017, deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.