L'autoproduzione di operazioni portuali da parte di vettori marittimi è un'ipotesi meramente residuale, ammessa solo qualora non sia possibile soddisfare la domanda di svolgimento di tali operazioni né mediante le imprese autorizzate ai sensi dell'art. 16 della legge n. 84/1994, né tramite il ricorso all'impresa o all'agenzia per la fornitura di lavoro portuale temporaneo. In tali casi, l'autorizzazione all'autoproduzione è rilasciata dall'Autorità portuale previa verifica della sussistenza dei requisiti previsti dalla legge, tra cui la dotazione di mezzi meccanici adeguati e di personale idoneo, aggiuntivo rispetto all'organico della tabella di sicurezza e di esercizio della nave e dedicato esclusivamente allo svolgimento di tali operazioni. La disciplina sull'autoproduzione, introdotta dall'art. 199-bis del D.L. 34/2020 al fine di fronteggiare le emergenze derivanti dalla pandemia e favorire la ripresa delle attività portuali, non è in contrasto con il diritto dell'Unione europea, in quanto consente lo svolgimento delle operazioni anche a soggetti diversi dalle compagnie portuali, senza determinare posizioni dominanti tali da pregiudicare la concorrenza e il commercio intracomunitario. L'Autorità portuale, nel valutare la richiesta di autoproduzione, non è tenuta a un controllo sulla congruità delle tariffe applicate dalle imprese autorizzate, essendo tale aspetto rimesso alle regole del libero mercato e della concorrenza.