La parte civile che propone impugnazione avverso la sentenza di assoluzione dell'imputato non è tenuta a chiedere espressamente la riforma della sentenza ai soli effetti civili, essendo sufficiente che dalla formulazione dei motivi di gravame emerga in modo inequivoco la volontà di ottenere la riforma della pronuncia assolutoria ai fini del riconoscimento della responsabilità dell'imputato e del conseguente accoglimento delle conclusioni risarcitorie e restitutorie. Ciò in quanto l'efficacia ai soli fini civili di una impugnazione presentata dalla parte civile è imposta ex lege, senza che siano più previste eccezioni, sicché la richiesta di condanna dell'imputato comporta implicitamente la volontà dell'appellante di rivedere le sole statuizioni in ordine alle quali possa avere interesse. Pertanto, non è necessario che la parte civile formuli espressamente la domanda risarcitoria o restitutoria, potendo essa essere differita anche al momento della formulazione delle conclusioni in dibattimento, ai sensi dell'art. 523 c.p.p. Inoltre, il principio dell'immanenza della costituzione di parte civile comporta che le conclusioni rassegnate nel giudizio di primo grado siano implicitamente richiamate nell'atto di appello, senza necessità di una loro specifica reiterazione. Infine, l'impugnazione della parte civile non può essere dichiarata inammissibile per genericità dei motivi, atteso che la questione della responsabilità dell'imputato fa implicito riferimento alle conclusioni non accolte nella sentenza di primo grado.