Il decorso infruttuoso dei termini perentori previsti dall'art. 146, commi 8 e 9, del d.lgs. n. 42/2004 per l'espressione del parere della Soprintendenza e per l'adozione del provvedimento conclusivo da parte dell'amministrazione competente comporta la perdita della natura vincolante di tale parere, il quale assume valore meramente istruttorio e non può paralizzare l'esercizio del potere decisorio dell'amministrazione comunale, tenuta comunque a valutare il parere tardivamente reso unitamente agli altri elementi acquisiti nel procedimento e a motivare adeguatamente la propria determinazione finale. L'inerzia dell'amministrazione comunale nel concludere il procedimento entro i termini di legge non può giustificare il recupero della natura vincolante del parere soprintendentizio, in quanto ciò contrasterebbe con il chiaro dettato normativo volto a garantire la conclusione tempestiva del procedimento autorizzatorio. Il ricorso avverso il parere negativo della Soprintendenza, in tale contesto, risulta pertanto inammissibile, in quanto diretto contro un atto endoprocedimentale e non definitivo, che potrà eventualmente essere impugnato unitamente all'atto conclusivo del procedimento.