Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 14383 del 1 aprile 2009

ECLI:IT:CASS:2009:14383PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nell'esercizio del controllo sulla motivazione della sentenza di condanna, non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella effettuata dai giudici di merito, i quali hanno il compito di accertare i fatti e di valutare la credibilità delle fonti di prova, purché la loro decisione sia sorretta da una motivazione logica e giuridicamente corretta. Pertanto, la Corte di Cassazione non può sindacare la valutazione delle prove e l'interpretazione degli elementi probatori compiuta dai giudici di merito, a meno che la motivazione non risulti manifestamente illogica, contraddittoria o carente. Inoltre, la scelta di non riconoscere l'attenuante prevista dall'art. 571 c.p. rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale deve valutare complessivamente la gravità della condotta e la personalità dell'imputato, senza che tale valutazione possa essere censurata in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o abnorme.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Tr. Dh. , nato il (OMESSO);

avverso la sentenza 20 febbraio 2008 della Corte di appello di Trieste che, in riforma della sentenza 21 settembre 2005 del Tribunale di Gorizia, appellata dal Procuratore della Repubblica di Gorizia e dalla parte civile Ja. El. , lo ha ritenuto responsabile dei reati di maltrattamenti e lesioni.

Visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso.

Sentita la relazione fatta dal Consiglier…

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