La condotta criminosa di formazione e utilizzo di cartelle cliniche false, attestanti patologie inesistenti e interventi chirurgici mai effettuati, al fine di conseguire ingiusti profitti a danno del Servizio Sanitario Nazionale, realizzata in modo sistematico e continuativo nell'esercizio di funzioni pubbliche sanitarie, integra un grave pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, che giustifica l'applicazione di misure cautelari personali, anche dopo un lungo periodo di tempo, in considerazione della stabilità e resistenza del meccanismo criminoso, della forza trainante derivante dall'esperienza professionale degli imputati e della concreta attualità del pericolo, nonostante l'avvio delle indagini. La legittimità delle proroghe dei termini di indagine preliminare, disposte dal giudice, in assenza di violazioni delle garanzie difensive, esclude l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti oltre il termine iniziale di sei mesi, rendendo pienamente utilizzabili gli elementi probatori acquisiti.