Il possesso di un bene di provenienza furtiva, dotato di specifici segni identificativi e sottoposto a precise regole di circolazione commerciale, integra il reato di ricettazione di cui all'art. 648 c.p., in assenza di elementi che consentano di smentire o attenuare la responsabilità dell'imputato in relazione alle circostanze del suo acquisto, anche in considerazione dell'onere di "giustificazione" che grava su di lui. L'accertamento tecnico irripetibile effettuato sugli elementi identificativi del bene, come il numero di telaio, è pienamente utilizzabile ai fini della prova, non essendo sufficiente la mera affermazione che tale accertamento comporterebbe la definitiva cancellazione o illeggibilità futura dei dati, in assenza di argomenti scientifici o di comune esperienza a sostegno di tale assunto. La qualificazione del fatto come contravvenzione di cui all'art. 712 c.p. richiede invece l'emergenza processuale di specifiche circostanze "negoziali" dell'acquisto, come il riferimento al venditore, alla qualità delle cose, al prezzo di vendita e alle condizioni del venditore, che consentano di smentire o attenuare la responsabilità dell'imputato.