Consiglio di Stato sentenza n. 2419 del 2021

ECLI:IT:CDS:2021:2419SENT

Massima

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La pianificazione urbanistica comunale, anche in variante, costituisce espressione di un'ampia discrezionalità amministrativa, insindacabile nel merito, che non richiede una puntuale motivazione comparativa degli interessi pubblici e privati coinvolti, essendo censurabili solo per violazione di legge, illogicità, irragionevolezza o insufficienza della motivazione. Le scelte di pianificazione non sono condizionate dalla pregressa indicazione, nel precedente piano regolatore, di destinazioni d'uso edificatorie diverse e più favorevoli, essendo sfornita di tutela la generica aspettativa alla non reformatio in peius o alla reformatio in melius delle destinazioni impresse da un previgente strumento urbanistico. La legge regionale n. 31 del 2014, pur perseguendo innovative finalità di contenimento del consumo di suolo, non inibisce in via assoluta l'esercizio del potere di pianificazione comunale, consentendo l'approvazione di varianti che non comportino nuovo consumo di suolo e siano finalizzate a specifici obiettivi, anche in pendenza dell'adeguamento degli strumenti di pianificazione sovraordinati. Le previsioni dei piani urbanistici, in quanto finalizzate all'ordinato assetto del territorio, possono legittimamente porre limiti agli insediamenti degli esercizi commerciali, purché tali limitazioni siano correlate e proporzionate a effettive esigenze di tutela dell'ambiente urbano o afferenti all'ordinato assetto del territorio sotto il profilo della viabilità, della necessaria dotazione di standard o di altre opere pubbliche, e non si risolvano in una discriminazione dettata a fini di tutela di altre categorie di esercizi commerciali. Nell'ambito del procedimento di formazione di uno strumento urbanistico, l'amministrazione comunale non è tenuta ad una puntuale confutazione di ciascuna delle osservazioni presentate dai privati, essendo sufficiente che essa esprima le ragioni delle proprie scelte in maniera congrua e coerente. Parimenti, la mancata riconvocazione della conferenza di valutazione ambientale strategica non determina di per sé l'illegittimità degli atti di pianificazione, qualora l'amministrazione abbia ritenuto, attraverso una valutazione discrezionale, che non fossero intervenuti nuovi elementi conoscitivi e valutativi tali da rendere necessaria una nuova convocazione.

Sentenza completa

Pubblicato il 22/03/2021

N. 02419/2021REG.PROV.COLL.

N. 04057/2019 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4057 del 2019, proposto dalla Generalrottami s.n.c. di Meroni Cesare & C., in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentata e difesa dall’avvocato Bruno Santamaria, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia e domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato Giovanni Corbyons in Roma, via Cicerone, n.44;

contro

il Comune di Monza, in persona del Sindaco
pro tempore
, rappresentato e difeso dagli avvocati Maria Assunta Banza, Annalisa Bragante, Giancosimo Maludrottu e Paola Giovanna Brambilla, con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

nei confro…

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