La destinazione urbanistica di un bene privato non può essere modificata dal Comune in assenza di una chiara e motivata volontà espropriativa, dovendo essere rispettata l'originaria destinazione impressa al bene dallo strumento urbanistico previgente, salvo il caso in cui la nuova destinazione non comporti una sostanziale modifica dell'uso del bene e risulti comunque compatibile con la precedente destinazione. Pertanto, l'aggiunta di una nuova destinazione "per il culto ed attività socio-culturali" ad una precedente destinazione di "Attrezzature Sociali" non determina una modifica sostanziale della destinazione urbanistica del bene, in quanto gli edifici di culto e le loro pertinenze, anche se di proprietà privata, rientrano comunque nella categoria delle "attrezzature di interesse comune" e delle opere di urbanizzazione secondaria. Inoltre, la mancata astensione di alcuni consiglieri comunali nella discussione e votazione dello strumento urbanistico non determina l'illegittimità dello stesso, ove non sia provata una correlazione immediata e diretta tra il contenuto della deliberazione e specifici interessi personali o di parenti/affini di tali consiglieri.