La cessazione dell'attività di somministrazione di alimenti e bevande, disposta dall'autorità amministrativa in caso di esercizio senza la prescritta autorizzazione, costituisce una sanzione di natura esclusivamente afflittiva, interamente vincolata dalla legge, la cui applicazione non è rimessa alla discrezionalità dell'amministrazione ma consegue all'accertamento della violazione. Pertanto, l'opposizione avverso l'irrogazione di tale misura sanzionatoria rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, mentre il sindacato sulle sanzioni di carattere ripristinatorio, la cui applicazione discende dall'esercizio di un potere discrezionale di vigilanza e controllo, spetta al giudice amministrativo. La norma che impone la chiusura dell'esercizio in assenza dell'autorizzazione non attribuisce alcun potere discrezionale all'amministrazione, la quale è tenuta a ordinare la cessazione dell'attività in modo vincolato, senza alcuna valutazione di interessi. Il giudice amministrativo, pertanto, è privo di giurisdizione sulla controversia relativa all'applicazione di tale misura sanzionatoria, che deve essere devoluta alla cognizione del giudice ordinario.