Il diritto del condannato di essere rimesso in termini per proporre impugnazione avverso una sentenza pronunciata in sua contumacia è soggetto a precisi limiti temporali, decorrenti dalla conoscenza effettiva del provvedimento, e non può essere esercitato oltre il termine di 30 giorni previsto dall'art. 175 c.p.p., comma 2, a pena di decadenza. La conoscenza effettiva del procedimento e della condanna si realizza con la notifica del provvedimento di esecuzione, anche se il condannato non abbia avuto piena contezza del contenuto dell'accusa, essendo sufficiente la conoscenza della condanna pronunciata a suo carico. L'eventuale nullità della notifica dell'atto introduttivo del giudizio non può essere fatta valere in sede di richiesta di restituzione nel termine, in quanto tale vizio è precluso dal giudicato. Il rigetto del ricorso per restituzione nel termine comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, in ragione della pretestuosità dell'impugnazione e dell'avventatezza nella proposizione del ricorso.