La conferenza di servizi preliminare, pur non essendo finalizzata all'acquisizione diretta dei titoli autorizzativi e di accreditamento, costituisce uno strumento procedimentale idoneo a consentire l'esame contestuale degli interessi pubblici coinvolti in più procedimenti amministrativi connessi riguardanti l'attività sanitaria da autorizzare ed accreditare. L'attivazione di tale conferenza preliminare, finalizzata a verificare in via preventiva le condizioni di fattibilità del progetto, non deborda dal modulo procedimentale delineato dagli artt. 8-ter e 8-quater del d.lgs. n. 502/1992, in quanto consente alle amministrazioni competenti (Regione e ASL) di esprimere le proprie determinazioni sulla base della documentazione prodotta, vincolandole ad adeguarvisi nell'ambito del successivo procedimento di autorizzazione, salvo la possibilità di superarle o integrarle solo in presenza di significativi elementi emersi nel prosieguo dell'istruttoria. Pertanto, il silenzio o l'astensione ingiustificata di tali amministrazioni dalla partecipazione alla conferenza preliminare equivale ad assenso incondizionato ai sensi dell'art. 14-ter della legge n. 241/1990, fermo restando che l'esito della conferenza preliminare non pregiudica la successiva valutazione di merito da parte delle amministrazioni competenti ai fini del rilascio dei titoli autorizzativi e di accreditamento. L'approvazione da parte della Regione della variante urbanistica al P.U.T. per l'attuazione del progetto di riqualificazione urbana non può invece essere considerata quale implicita verifica di compatibilità del progetto della struttura sanitaria con il fabbisogno complessivo regionale, in quanto tale valutazione richiede un'indagine particolareggiata e mirata, non desumibile dal solo atto di approvazione della variante urbanistica.