La variante generale al piano urbanistico comunale, adottata per ripianificare in modo omogeneo una parte del territorio comunale al fine di risolvere ricorrenti problemi nella regimazione delle acque, costituisce una congrua e sufficiente giustificazione al mutamento dell'indirizzo pianificatorio, prevalente rispetto al legittimo affidamento maturato dai privati sulla base di precedenti atti di pianificazione attuativa, in quanto l'interesse pubblico alla tutela dell'assetto idrogeologico del territorio rappresenta un'esigenza primaria che giustifica la modifica dello strumento urbanistico generale, anche in presenza di situazioni edificatorie in via di consolidamento. Pertanto, l'amministrazione comunale è legittimata ad adottare la variante al piano urbanistico comunale, anche in deroga a precedenti determinazioni che avevano ammesso l'edificazione, qualora ciò si renda necessario per salvaguardare l'incolumità pubblica e l'integrità del territorio, sulla base di accertamenti tecnici che dimostrino la sussistenza di criticità idrogeologiche. In tali casi, il legittimo affidamento dei privati, maturato sulla base di precedenti atti amministrativi, deve ritenersi recessivo rispetto all'interesse pubblico primario alla tutela dell'assetto idrogeologico del territorio, che costituisce un limite all'esercizio del diritto di edificare.