Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24968 del 21 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:24968PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'imputato, consapevole della falsità delle proprie dichiarazioni, le rende con l'intento di sottrarsi alla contestazione di un altro reato, come la ricettazione, di cui è a conoscenza della propria responsabilità. In tali casi, la valutazione della credibilità delle diverse versioni fornite dall'imputato e dalla persona offesa, nonché dell'attendibilità delle spiegazioni addotte per giustificare le iniziali dichiarazioni false, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, la cui motivazione non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o contraddittorietà manifeste, non ravvisabili nella fattispecie. Pertanto, il giudice di legittimità non può riesaminare il merito della valutazione probatoria effettuata dai giudici di merito, la quale, se congruamente motivata, costituisce espressione di un apprezzamento insindacabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBA Tito - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - rel. Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PO. AN. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 626/2009 CORTE APPELLO di CALTANISSETTA, del 28/09/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/06/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARLO CITTERIO;

udito il P.G. in persona del Dott. VOLPE Giuseppe che ha concluso per l'inammissibilita';

udito il difensore avv. BATTISTA in sost. DACQUI' per l'accoglimento.<…

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