Cassazione penale Sez. V sentenza n. 16849 del 2 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:16849PEN

Massima

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Il falso in generalità, pur costituendo un reato autonomo, non determina di per sé l'incertezza sull'identità dell'imputato quando questi sia stato comunque individuato nella sua fisicità e sottoposto a misure cautelari, essendo la menzione delle false generalità nei provvedimenti processuali meramente accessoria e priva di rilievo ai fini dell'identificazione. Inoltre, la testimonianza del pubblico ufficiale che riferisce circostanze relative all'attività di acquisizione delle prove da lui stesso espletata non può essere considerata inutilizzabile per il solo fatto di costituire testimonianza indiretta, non essendo necessaria l'assunzione della fonte informativa. Tuttavia, la prescrizione del reato meno grave, quando incida sulla determinazione della pena complessiva applicata in continuazione, comporta l'annullamento parziale della sentenza e la necessità di una nuova determinazione della sanzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO Alfonso - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - rel. Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) JO. DI. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 4/2007 CORTE APP. SEZ. MINORENNI di PERUGIA, del 28/10/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 10/01/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con sentenza in data 28 o…

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