Il ricorso per cassazione avverso i provvedimenti di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali è ammesso esclusivamente per violazione di legge, non anche per vizi di motivazione, salvo i casi di motivazione inesistente o meramente apparente. Il sindacato della Corte di cassazione è pertanto limitato alla verifica della sussistenza di un idoneo apparato argomentativo a sostegno delle statuizioni adottate dal giudice di merito, senza possibilità di riesaminare la valutazione dei fatti e delle prove effettuata in sede di giudizio di prevenzione. La Corte costituzionale ha infatti affermato che l'ampliamento dei motivi di ricorso per cassazione introdotto dalla riforma del 2006 non incide sulla legittimità della disciplina prevista dalla legge n. 1423 del 1956, articolo 4, comma 11, che circoscrive il sindacato di legittimità ai soli vizi di violazione di legge. Pertanto, la deduzione di vizi logici o di erroneità della motivazione non è ammissibile in sede di impugnazione, essendo sufficiente che il provvedimento impugnato contenga una motivazione idonea a rendere conto del percorso argomentativo seguito dal giudice di merito.