Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'ordinanza di demolizione di opere edilizie realizzate in assenza di permesso di costruire in zona agricola, afferma i seguenti principi di diritto: 1. La destinazione agricola di un suolo non deve necessariamente rispondere all'esigenza di promuovere specifiche attività di coltivazione, potendo essere concretamente volta a sottrarre parti del territorio comunale a nuove edificazioni e a garantire l'equilibrio delle condizioni di vivibilità, assicurando quella quota di valori naturalistici e ambientali necessaria a compensare gli effetti dell'espansione dell'aggregato urbano. 2. Ai fini della verifica della funzionalizzazione dell'immobile alle esigenze agricole del fondo, non è sufficiente la mera indicazione in tal senso contenuta nella domanda di concessione edilizia, essendo necessario un accertamento concreto e inequivoco della effettiva destinazione del fabbricato alle specifiche esigenze del fondo, anche in relazione alla sua consistenza e alle attività svolte. 3. In presenza di una domanda di accertamento di conformità edilizia, opera l'istituto del silenzio-rigetto, rispetto al quale si consolida un provvedimento implicito tipizzato e non un silenzio-inadempimento, avverso il quale non è possibile attivare il rito ex art. 117 c.p.a. per ottenere l'emissione di un provvedimento espresso. 4. Il rilascio del permesso di costruire in sanatoria non costituisce un atto dovuto, ma è subordinato alla verifica della conformità urbanistica dell'intervento edilizio realizzato, anche in relazione alla destinazione d'uso del suolo.