Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25111 del 16 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:25111PEN

Massima

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Il dolo del reato di calunnia sussiste quando l'agente, consapevole dell'innocenza della persona incolpata, volontariamente la accusa di un fatto penalmente rilevante, anche in modo indiretto, al fine di attribuirle una responsabilità che non gli spetta. Tale elemento soggettivo può essere desunto dalle concrete circostanze del caso, come la falsità della denuncia sporta e la consapevolezza dell'imputato circa l'innocenza della persona incolpata. Pertanto, il reato di calunnia è integrato anche quando l'agente, pur non avendo direttamente accusato la vittima, abbia comunque incolpato indirettamente una persona innocente di un fatto penalmente rilevante, essendo a conoscenza della sua estraneità ai fatti. La massima si applica a tutti i casi in cui l'imputato, pur non avendo formulato un'accusa diretta, abbia comunque attribuito in modo indiretto la responsabilità di un reato a una persona consapevolmente innocente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PA. DO. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 02/04/2008 della CORTE APPELLO di L'AQUILA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. MILO Nicola;

udito il P.G. in persona del Dott. GALATI Giovanni, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

non e' comparso il difensore del ricorrente.

FATTO E DIRITTO

La Corte d'…

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